Mastoplastica Additiva
La mastoplastica additiva è un intervento che determina l’aumento morfovolumetrico delle mammelle, mediante l’utilizzo di protesi.
Anestesia
Generale
Durata Degenza
1 giorno
Ritorno al sociale
2 settimane
Ci si rivolge a tale intervento:
– Per aumentare il volume quando una donna lo ritiene inadeguato;
– Per restituire il volume perduto dopo una gravidanza;
– Per correggere una asimmetria tra i due lati;
– Per ricostruire un seno dopo un intervento demolitivo.
Le migliori candidate per un intervento di mastoplastica additiva sono quelle pazienti che desiderano migliorare il loro aspetto fisico, con prospettive realistiche e che non affidino al risultato aspettative troppo alte.
Il dottor Anfosso e la dottoressa Grassi operano in strutture sanitarie autorizzate e l’intervento può essere condotto in anestesia generale o in anestesia locale con sedazione.
L’intervento di mastoplastica additiva normalmente dura 1,30 – 2 h ma tale tempistica può variare in base alla tecnica scelta e alle caratteristiche della paziente.
Le protesi utilizzate sono prodotte esclusivamente da aziende leader (Allergan – Mentor – Polytech) e la misura della protesi viene discussa con la paziente in modo molto attento durante le visite che precedono l’intervento.
In tale sede vengono considerate meticolosamente le dimensioni della mammella, del torace e la costituzione generale per dare la risposta più coerente con le caratteristiche fisiche e le preferenze personali.
L’incisione cutanea di accesso può essere in sede periareolare o, se questa è troppo piccola per poter consentire l’accesso della protesi, a livello del solco sottomammario. Nei casi di mammelle con un’adeguata presenza di grasso e ghiandola e con associata ptosi, si può utilizzare la tecnica sottoghiandolare che permette di sollevare maggiormente la mammella. Se tale “copertura” manca si deve optare per un alloggiamento della protesi al di sotto del muscolare grande pettorale.
La scelta tra protesi anatomiche e rotonde è spesso difficile e fonte di confusione per molte donne. Il quesito che spesso si pongono molte pazienti riguarda la scelta tra una protesi rotonda o anatomica. La scelta finale spesso è delegata completamente alle preferenze del chirurgo, senza aver modo di valutare le diverse soluzioni e comprendere il perché della decisione.
Le protesi rotonde presentano una forma simmetrica con una base di appoggio sul torace rotonda ed un aspetto a semisfera con una maggiore proiezione al centro. Sono commercializzate in diversi volumi, diametri e con diverse proiezioni (basso, medio ed alto profilo). Non sono protesi preformate e la loro forma, una volta impiantate, risente della forza di gravità cui sono sottoposte e della pressione dei tessuti circostanti.
Le protesi anatomiche, presentano una forma asimmetrica con una base ovalare con proiezione del polo inferiore maggiore rispetto al polo superiore. Questo aspetto definito a “goccia” è reso possibile dall’impiego di un gel di silicone interno alla protesi più coesivo, cioè più rigido, che consente alla protesi di mantenere la sua forma originaria risentendo minimamente delle forze di gravità e della pressione dei tessuti circostanti.
Si tratta quindi di protesi concettualmente diverse ma la scelta tra una protesi rotonda o anatomica va intesa non su quale quale sia la protesi migliore in senso assoluto bensì, quale sia la protesi più adatta per ciascuna paziente. Le caratteristiche individuali da prendere in considerazione per una corretta scelta di tipo di impianto da utilizzare sono principalmente rappresentate dall’entità dell’aumento desiderato, dalle aspettative estetiche delle pazienti (mammelle di aspetto naturale o con un pronunciato effetto “push up”), dalla qualità della cute (tonicità, presenza di smagliature o meno), dallo spessore del tessuto sottocutaneo e dalle caratteristiche delle mammelle (volume e grado di ptosi preesistente all’intervento).
L’ attenta valutazione clinica di tutte queste caratteristiche individuali consente di ottimizzare la scelta del tipo di protesi riuscendo a sfruttare al meglio le peculiari caratteristiche di ciascuna di esse. Una visita clinica accurata, seguita da uno o più colloqui, eventualmente coadiuvati da simulazioni con protesi di prova, permette di appurare i reali desideri e le aspettative delle pazienti.
Una volta fatta questa necessaria premessa vediamo quali sono le differenze strutturali tra le protesi anatomiche e le protesi rotonde e come queste differenze si esprimano da un punto di vista estetico e tattile.
Le caratteristiche tridimensionali delle protesi anatomiche sono rese possibili dall’impiego di un gel di silicone al loro interno più coesivo rispetto a quello necessario al riempimento delle protesi rotonde. Clinicamente questo si traduce in una minore sofficità della mammella rispetto ad una protesi rotonda. Questo svantaggio può però essere trasformato in un vantaggio in pazienti con cute sottile e con pannicolo adiposo scarsamente rappresentato. In questi casi infatti l’impiego di una protesi più coesiva consente di ridurre il rischio di formazione di pieghe cutanee (wrinkling, rippling e waving) sulla superficie della mammella che solitamente si evidenziano in quelle posizioni corporee nelle quali la mammella venga ad trovarsi sospesa dal torace.
La minore proiezione dei poli superiori di una protesi anatomica si traduce di solito in un aspetto più naturale delle mammelle in posizione eretta. Le protesi rotonde invece offrono la possibilità di ottenere un polo superiore delle mammelle più rotondo ma va sottolineato che tale caratteristica richiede l’impiego di protesi di grandi dimensioni. In caso di mastoplastiche additive di modeste entità, od in pazienti fornite di un pannicolo adiposo mammario ben rappresentato, anche le protesi rotonde offrono risultati naturali assolutamente paragonabili a quelli ottenibili con protesi anatomiche.
Le complicanze legate all’impiego di protesi rotonde od anatomiche sono simili ma va segnalata la rara rotazione spontanea sul proprio asse degli impianti anatomici che può risultare in asimmetrie correggibili spontaneamente, con manovre particolari o con un altro intervento chirurgico. Per la simmetria della loro forma le protesi rotonde non sono soggette a questo tipo di complicanza.
Il risultato naturale si ottiene quando si sceglie la protesi giusta per quel particolare tipo di seno. Non è vero che con la protesi rotonda la mammella apparirà più “rotonda” e viceversa con la protesi a goccia apparirà più “naturale”.
La naturalezza dipende, ricordiamo, da tanti fattori, ad esempio:
– Dalla qualità e dallo spessore del tessuto che ricoprirà la protesi: Una paziente che ha la pelle più spessa, senza smagliature e con uno strato di grasso ben rappresentato, avrà un risultato più naturale perché i bordi della protesi saranno ben coperti e meno visibili.
– Dalla posizione della protesi: è importante cercare di posizionare l’impianto il più profondamente possibile, perché sarà più coperto. In questo senso la tasca sotto-muscolare garantisce, specie nelle pazienti giovani e magre, un miglior risultato.
– Dalla grandezza della protesi: più si sceglie una protesi grande, rispetto al proprio seno, più si aumenta il rischio che il bordo dell’impianto sia “visibile” e quindi il risultato artificiale. Quindi cerchiamo di esagerare nei limiti del giusto, altrimenti quello che otterrete sarà una mammella inadeguata.
Fatevi sempre consigliare dal chirurgo e rispettate le proporzioni del vostro corpo.
Prima di sottoporsi all’intervento di mastoplastica additiva sono necessari alcuni esami di laboratorio: un elettrocardiogramma e una ecografia mammaria.
Bisogna evitare di assumere aspirina o antinfiammatori per 2 settimane prima dell’intervento poiché si riduce la capacità di coagulazione del sangue (con il rischio di qualche complicanza). Alle pazienti che assumono contraccettivi orali si consiglia di interrompere l’assunzione di tali farmaci un mese prima dell’intervento.
Dopo l’intervento, in qualche caso, è consigliabile l’utilizzo di drenaggi che servono soprattutto ad eliminare la raccolta siero-ematica all’interno della tasca in cui viene posizionata le protesi mammaria. In questi casi la permanenza del drenaggio è di uno o due giorni. In tutti i casi la paziente eseguirà una copertura antibiotica anche a domicilio e la prima medicazione si effettuerà per rimuovere i drenaggi. Di solito la degenza è prolungata di qualche giorno solo in caso di complicanze (febbre, ematoma…).
Inizialmente la mammella apparirà leggermente più alta del normale. Questo in particolare quando l’impianto è sistemato al di sotto del muscolo pettorale. Nel giro di 2-3 mesi l’impianto scenderà in una posizione più naturale. Durante la prima settimana è necessario limitare i sollevamenti e le spinte con le braccia per non sforzare il muscolo pettorale, si dovrà indossare il reggiseno costantemente e non bagnare la sede della cicatrice. La paziente non deve dormire a pancia in giù per circa 10 giorni. La doccia potrà essere effettuata dopo la rimozione dei punti al settimo giorno.
Il dolore post-operatorio viene controllato con i normali farmaci antidolorifici e normalmente le pazienti stesse riferiscono una sensazione di fastidio e non di dolore solo se compiono movimenti azzardati con gli arti superiori. è necessario mantenere il reggiseno consigliato per almeno 30 giorni.
La prima visita di controllo dipende dai drenaggi. In genere li rimuovo quando sono siero-ematici e sotto i 50 cc nelle 24 ore.
Dopo 7 giorni controllo le ferite chirurgiche ed eseguo un controllo generale. Essendo le suture riassorbibili non sarà necessario rimuovere i punti.
I successi controlli li ripeto dopo 30 giorni, 90 giorni e a sei mesi.
Sanguinamento. Il sanguinamento è davvero raro, ma può verificarsi solitamente entro le prime 24 ore; se abbondante è necessario un ritorno in sala operatoria per il controllo dell’emostasi. In ogni caso, se opportunamente trattato, un episodio di sanguinamento non causa altri inconvenienti.
Infezioni. Sono estremamente rare ma, se presenti, può essere necessario rimuovere l’impianto ed attendere alcune settimane o mesi.
Perdita di sensibilità del capezzolo. Anche essa è insolita, ma può essere causata dall’operazione e può, in rarissimi casi, essere permanente.
Indurimento. L’organismo reagisce nei confronti della protesi come con qualsiasi altro corpo estraneo, dando luogo alla formazione di una capsula fibrosa che con il tempo può tendere a costringere la protesi e darle una consistenza maggiore. Questa è la più comune complicanza a distanza della mastoplastica additiva anche se tale evenienza si è notevolmente ridotta con l’uso delle protesi a superficie rugosa o rivestite di poliuretano. Un’ulteriore riduzione di frequenza della contrazione capsulare può essere ottenuta ponendo la protesi al di sotto del muscolo pettorale ma anche in questo caso essa può presentarsi dopo mesi o anni.
Raramente questo problema richiede un intervento chirurgico, ma comunque, ai primi segni di variazione di consistenza, è opportuno consultare il chirurgo in modo da poter provvedere rapidamente con manovre esterne a farsì che la mammella riacquisti la sua naturale morbidezza. Nei casi in cui l’impianto sarà sistemato al di sotto del muscolo pettorale, i primi giorni potrebbe presentarsi una sensazione di fastidio alla superficie anteriore del torace. Questa scomparirà molto rapidamente e alla fine della prima settimana la presenza della protesi non sarà più notata dalla paziente.
Il lavoro e le attività sociali dovrebbero essere ridotte per almeno 1 settimana dopo l’intervento. Se il lavoro della paziente è tale da richiedere sforzi particolari sarà necessario un periodo di convalescenza più lungo. La guida può essere ripresa una settimana dopo l’intervento. Potranno essere riprese le attività sportive dopo 4-6 settimane a seconda della intensità dello sforzo.